LA COLONNA DI S. ORONZO

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La colonna con la Statua del Patrono S. Oronzo è significativamente nel centro della piazza cittadina, che anche nel tempo contemporaneo rimane cuore pulsante di commerci e custodia di antiche civiltà.

E’ eretta sulle rovine del maestoso anfiteatro romano, eloquente e grandiosa reliquia della civiltà romana.

Nel 1636 il clero e il popolo leccese vollero tributare al Santo un omaggio doveroso, il più degno possibile, allo scopo di esprimergli per sempre la devozione e il ringraziamento per lo scampato pericolo della peste.

Fu donata ai leccesi dal Municipio di Brindisi.

E’ una delle due colonne romane di Brindisi, che – come attesta il Paladini – segnavano su quel porto l’inizio della via Appia, caduta dal suo piedistallo nel 1528.

E’ costituita da sei pezzi di marmo, oltre il capitello, pregiata opera del famoso scultore Giuseppe Zimbalo.

Il voto dei leccesi fu possibile quando gli Amministratori e il Sindaco Carlo Stea, acconsentendo al desiderio, la donarono alla città di Lecce.

La prima pietra del basamento, essendo sindaco Gioacchino Faccolo, benedicente il Vescovo di Lecce Mons. Luigi Pappacoda, fu posta in data 12 ottobre del 1666.

L’architetto Giuseppe Zimbalo iniziò i lavori per elevare la colonna il 3 marzo (o il 4?) del 1681 e terminarono nel 1684. Il 9 luglio dell’anno seguente la Statua del Santo vi fu collocata: costruita a Venezia, alta m.28 e 82.

Purtroppo il 26 agosto 1737, durante l’accensione dei fuochi artificiali nella piazza, un razzo raggiunse la statua incendiandola: la statua crollò, rimasero intatte la testa e la mitria.

Immediatamente il Municipio e la città decisero di rifarla, spedendo a Venezia il modello di creta della testa. Finalmente la nuova statua alta m. 5,01 fu collocata il 30 luglio 1639: la stessa fu restaurata nel 1945 dal compianto artista prof. Antonio D’Andrea: il Comitato “Pro Colonna” che si avvaleva dello zelo del Can. Don Gerardo Danese e della sua intraprendenza, fissò la data della inaugurazione al giorno 23 agosto 1954.

Ed ecco il testo delle quattro epigrafi nella traduzione italiana:

≪I. – Quella colonna, che la città di Brindisi, vantando sue origini da Ercole, aveva innalzato un tempo, con un rito civile, a sua insegna od arme civica; oggi con rito religioso la pone a sgabello del Divo Oronzo; affinché quei marmi che avean servito a simboleggiare il domator di fiere, sotto altro significato tramandassero ai posteri, col voto ed il concorso dei leccesi, il trionfatore di un più crudele mostro, la peste.

II. – Al Divo Oronzo, primo cristiano, primo Vescovo, primo martire di Lecce, per avere allontanato dal patrio suolo e dall’intera regione Salentina la peste, che, nell’anno 1656 desolò le provincie d’Italia, il Municipio, il popolo leccese, elevarono questa Colonna, perché dall’alto di essa, lo stesso Divo Oronzio vegliasse a difesa dei suoi concittadini; ed i posteri avessero un perenne ricordo della loro città riconoscentissima per tanto beneficio ricevuto. Nell’anno del parto della Vergine 1681: Sindaco di quel tempo Domenico Stabile.

III. – Fermati quì o fallace rinomanza degli uomini, e mira questa Colonna, che una volta era augusto segno della romana grandezza, ed ora è trofeo di un contagio vinto e debellato. Non più quindi la riterrai questa colonna sacra ad Ercole; ma bensì al Divo Oronzo. Non senza significato, un patrizio leccese, Oronzo Scaglione, primo sindaco che si fregia di questo nome, ha eretto con la statua questa colonna, che fu tolta da altro basamento. L’anno di nostra salvezza 1684.

IV. – Al Divo Oronzo patrono del Salento, distrutta la vecchia statua nell’anno precedente dai fuochi che si accendevano per la Festa del Santo, il Sindaco Celestino Rullo, patrizio, ed i cittadini tutti devoti e grati innalzarono la nuova statua il 16 settembre del 1739≫.

Per quel che riguarda la concessione della Colonna a Lecce, negli Archivi della Curia di Lecce si conserva nell’originale latino l’attestazione dell’Archidiocesi di Brindisi. Ecco la traduzione: “Noi Arcidiacono Giovanni Tarantini, Vicario Capitolare in Sede vacante, della Metropolitana Chiesa di Brindisi: A tutti i singoli che leggeranno queste lettere facciamo fede ed attestiamo che il culto e l’onore prestato al Divo Martire Oronzo, primo Vescovo della città di Lecce e Patrono di tutta la Provincia Salentina, si accrebbe maggiormente in questa Archidiocesi Brindisina nell’anno 1666 quando cioè la medesima Provincia Salentina, per intercessione del Divo Oronzo rimase incolume dal fiero contagio della peste, che menava strage per tutte le contrade vicine… Imperrocchè essendo gettati a terra frammenti di una delle antichissime colonne marmoree, che anticamente furono erette nelle vicinanze del porto di questa città… i Brindisini offrirono in onore del Divo Oronzo quei rocchi di colonna, perché di essi si dovesse costruire una nuova colonna nel centro della piazza di Lecce, sulla quale i cittadini lupiensi avrebbero innalzato la statua di Oronzo…

In fede di quanto sopra… In Brindisi, dalla Curia Metropolitana, il giorno 14 maggio dell’anno 1675. (… vi è il sigillo della Curia). Giovanni Arcidiacono Tarantini Vicario Capitolare”.

La deliberazione del Municipio di Brindisi, Sindaco Carlo Stea, fu ratificata dal Notaio Antonio Maria Gervasi, in data 13 novembre 1659 in esecuzione agli ordini del Vicerè di Napoli, Conte di Castrillo.