Restauri ormai al termine. La colonna di Sant’Oronzo sarà presto restituita alla città

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articolo ripreso da portalecce

Ancora qualche giorno, giusto il tempo di rifinire gli ultimi dettagli e finalmente anche la colonna di Piazza Sant’Oronzo sarà restituita alla cittadinanza, come avvenuto tempo fa con la statua del santo patrono, ammirabile oggi nell’androne di Palazzo Carafa, tornata all’antico splendore grazie all’opera della dott.ssa Elisabetta Palmiero.

 

 

 

I restauri della colonna, uno dei monumenti-simbolo del capoluogo salentino, volgono quindi al termine, come annunciato dall’imprenditore Emilio Colaci che, con la sua equipe, ha curato i lavori. “Nella vita ci sono degli eventi in grado di cambiarti, di farti prendere una strada piuttosto che un’altra, di modificare le tue priorità e di farti vedere le cose da tutt’altra prospettiva – ha dichiarato Colaci – il restauro del monumento di Sant’Oronzo è stato per noi uno di questi eventi. I numerosi intoppi burocratici, le difficoltà progettuali, gli imprevisti che abbiamo affrontato mi hanno fatto comprendere che c’era uno stimolo di fondo, più forte della semplice soddisfazione personale, che mi spingeva a fare quello che stavo facendo. Questo lavoro mi ha fatto comprendere quanto le nostre scelte, il nostro impegno possono rendere migliore e più bello il mondo che abitiamo. In questo momento, in cui vediamo ormai il traguardo di tante fatiche, sento di rivolgere un ringraziamento speciale alla ditta Ingrosso Costruzioni di San Donato, grazie alla quale è stato possibile superare le difficoltà tecniche legate al restauro della colonna“.

Com’è noto, l’idea di erigere un significativo ex-voto che eternasse la gratitudine per lo scampato pericolo dalla pestilenza di metà Seicento si sviluppò già durante l’episcopato del Pappacoda ma fu solo nel 1681 che si intrapresero davvero i lavori. L’opera venne commissionata allo Zingarello che si servì dei rocchi di marmo cipollino africano di una delle colonne terminali della Via Appia, presso il porto di Brindisi. A concedere quel materiale fu lo stesso sindaco brindisino Carlo Stea, forse in un eccesso di fervore religioso. La colonna romana era infatti crollata nel 1528, dunque i suoi pezzi giacevano al suolo da più di un secolo, ma in riva all’Adriatico, li si considerava come una nitida testimoninza di grandezza passata. Ciò spiega il perchè i successori dello Stea non acconsentirono mai alla donazione, rassegnandosi solo di fronte all’intervento del vicerè di Napoli. A tal riguardo, lo storico Pasquale Camassa ha delle pagine drammatiche: i brindisini avrebbero tumultuato al punto tale da costringere i leccesi a trafugare il marmo in piena notte. Una ricostruzione dei fatti questa messa però in dubbio dall’indimenticato pubblicista Nicola Vacca.

La fine dei lavori di restauro del monumento oronziano sonostati anche l’occasione, per Emilio Colaci, di lanciare M.I.O. Salento, un progetto di sponsorizzazione artistico-culturale che mira alla promozione della memoria e dell’identità del territorio attraverso il restauro dei suoi monumenti e la rivalutazione degli artisti che li hanno realizzati. Il progetto prevede il recupero di importanti opere salentine che versano in situazioni critiche e quindi necessitano di interventi di restauro più o meno urgenti. Interventi che saranno realizzati senza gravare sulle casse comunali mediante il già collaudato sistema delle sponsorizzazioni di quanti, oltre alla crescita della propria azienda hanno a cuore anche la crescita culturale della propria terra. Attraverso la collaborazione con le sezioni locali di Italia Nostra e Società di Storia Patria, si punterà altresì alla valorizzazione della storia di tali monumenti. La prima opera ad essere restaurata sarà il monumento dedicato a Francesca Capace a Maglie.