OMELIA DEL PONTIFICALE 2021





Solennità dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato
Omelia per il Solenne Pontificale e per l’apertura del Giubileo Oronziano
(Cattedrale di Lecce, 26 agosto 2021)

Eminenza,

Eccellenza,

Cari Sacerdoti,

Illustre Signor Sindaco,

Signori Rappresentanti delle Istituzioni Civili e militari,

Rappresentanti della Provincia, della Regione, dello Stato,

Fratelli e Sorelle,

 

Oggi indiciamo quest’anno giubilare in onore di Sant’Oronzo, nostro celeste protettore e, come di consueto, prendiamo spunto dalle letture appena proclamate per cogliere il senso di questo giubileo e convertirci al Signore che ci attende e ci chiama.

In primo luogo, la Prima lettura di oggi ci ha ricordato che è un dovere per noi “fare l’elogio degli uomini illustri”. Il Giubileo Oronziano è, allora, memoria. L’elogio dei santi patroni non li arricchisce, né li rende più grandi agli occhi di Dio. Ora, Oronzo, Giusto e Fortunato sono nella casa del Padre, godono dell’amore di Cristo, la loro unica luce è quella divina.

In realtà, dunque, questo elogio degli uomini giusti arricchisce noi, che siamo pellegrini sulla terra, perché la loro memoria accresce la nostra vita di grazia, perché ci offre una testimonianza da imitare, una coerenza di vita da riprodurre, una donazione d’amore a cui sempre riferirsi.

Mi rivolgo a voi, fratelli e sorelle, e in modo particolare a voi, carissimi sacerdoti: Non lamentiamoci se il nostro annuncio non viene accolto, se la fede dei più è languida e debole, ma piuttosto interroghiamoci: è coerente con il vangelo il nostro modo di pregare, di vivere, di operare in mezzo al nostro popolo? Fare memoria dei nostri santi patroni significa allora elogiare la loro coerenza di vita, perché, come insegnava Paolo VI: il mondo ha più bisogno di testimoni che di maestri!

Facciamo allora memoria degli uomini illustri, veneriamo i nostri santi patroni, imitandone la coerenza di vita.

Fare memoria immediatamente ci rimanda all’Eucaristia, memoriale della nostra salvezza. Quante volte ho insistito in mezzo a voi sulla centralità della Santa Messa e sul suo profondo significato. O se fossimo consapevoli di celebrare il sacrificio di Cristo e se fossimo coscienti che quel sangue che ci ha redenti e viene a noi donato è per la remissione dei peccati, la liberazione dai vizi e l’aumento delle virtù.

I nostri Santi Patroni hanno versato il loro sangue, unendolo a quello di Cristo e così hanno completato nella loro vita “ciò che manca alla passione di Gesù,” cioè la nostra cooperazione, la nostra collaborazione alla sua opera di salvezza.

Fare memoria allora ed elogiare i nostri Santi significa donare tutto noi stessi al Signore, offrirci a Lui, sapendo che Lui non toglie nulla alla nostra vita, ma tutto si dona a noi, perché noi viviamo della sua salutare presenza tra noi.

Il Giubileo Oronziano si tinga allora del colore della memoria, perché senza memoria non vi è speranza, non vi è futuro, non vi è salvezza. Ritorniamo alla memoria dei nostri santi e facciamo memoria degli eventi di grazia presenti nella nostra vita, unendola sempre più a quella di Cristo.


Un secondo aspetto di questo giubileo lo possiamo trarre dalla seconda lettura di oggi: Cosa è che vince il mondo, se non la fede nell’Unigenito Figlio di Dio?

Dunque, il Giubileo è un’esperienza di fede. In chi dobbiamo porre la nostra speranza? In chi dobbiamo riporre la nostra fiducia?

Ce lo ricorda l’Apostolo Giovanni: Solo in Gesù, il Figlio di Dio.

Giubileo, allora, significa riscoprire che siamo figli di un Dio, che è nostro Padre, il Quale con cura e premura si occupa di ognuno di noi e mai ci abbandona, poiché questo Padre onnipotente e buono segue ciascuno dei nostri passi e non si stanca di perdonarci e richiamarci a sé: Tu, mio Dio, mi scruti e mi conosci, sei luce che illumini la mia notte e dissipa le mie tenebre!

Professiamo allora la bontà e l’Onnipotenza di Dio. Affidiamo a Lui ogni aspetto della nostra vita e passando per la Porta Santa che è Cristo, ricordiamoci che Lui solo è la via che ci conduce al Padre.

Questa via, questo cammino, questo pellegrinaggio giubilare ci fa comprendere, come il figliol prodigo, che siamo figli a cui il Padre non volge mai le spalle, perché ognuno di noi è nella sua mente e nel suo cuore.

Dunque, il Giubileo Oronziano ci vuol far riscoprire il nostro essere figli amati e benedetti, ci vuol far intendere la nostra dignità e ci vuol far capire che ogni fratello è figlio di Dio e pertanto va custodito, amato, servito.

Per questo, il Giubileo Oronziano sarà anche il giubileo della carità, perché la Chiesa di Lecce è chiamata a risplendere della veste dell’amore.   

 


 

Infine, un terzo aspetto del Giubileo Oronziano desidero trarlo dal Vangelo. Il Signore Gesù ricorda ai suoi discepoli che possono chiedere qualunque cosa al Padre nel suo nome e la otterranno.

Questa è l’onnipotenza della preghiera! Quando i nostri sforzi non producono frutto, quando le nostre fatiche appaiono vane, quando le sofferenze e gli affanni della vita sembrano prendere il sopravvento su di noi, invochiamo il Signore, riponiamo la nostra fiducia in Lui, certi che non saremo delusi.

È suggestivo il fatto che il nome Oronzo tragga la sua origine e abbia come radice il verbo latino oro, oras, orare, che significa pregare. Sant’Oronzo, dunque, persino nel nome indica l’importanza, anzi la necessità della preghiera. Oronzo è l’orante, cioè colui che eccelle nella preghiera. Il Giubileo allora non è una moda e non costituisce semplicemente una bella abitudine cristiana. Vi è qualcosa di più! Il Giubileo ci chiama a vivere intensamente la vita spirituale e a renderci conto che la preghiera è il respiro dell’anima. Tale respiro, però, non è puro intimismo, ma diviene voce di una intera Chiesa e diventa ossigeno nuovo per tutta l’umanità.

La preghiera di Sant’Oronzo era poi segno eloquente di unione con Dio e, per questo, poteva trasformarsi in promessa di benedizione e di grazia.

Infatti, Sant’Oronzo, poco prima di morire, ebbe a promettere: Lecce, ti ho protetta e ti proteggerò!

Questa affermazione, tanto cara ai Leccesi, si è realmente compiuta nel corso della storia dove molteplici volte Lecce ha sperimentato la protezione di Sant’Oronzo dai terremoti, dalla peste e da tanti mali.

Questo Giubileo, allora, rinsaldi la nostra fede e la testimonianza dei martiri illumini il nostro pellegrinaggio, affinché non venga meno la nostra speranza e si rafforzi il nostro amore.

Chiesa di Lecce, fai memoria dei tuoi santi, vivi di fede in Dio e fai della testimonianza l’abito quotidiano della tua esistenza! Amen

 

Lecce, 26 agosto 2021

+ Michele Seccia

Arcivescovo