IUBILAEUM ORONTIANUM LYCIENSE. 26 agosto/L’arcivescovo ha aperto l’Anno Santo dei Leccesi

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articolo ripreso da portalecce
e scritto da Andrea Pino
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Per trovare un parallelo con quanto vissuto dalla Chiesa locale nella giornata del 26 agosto bisognerebbe scavare nel passato e tornare indietro almeno al 1968 quando, durante l’episcopato di mons. Francesco Minerva, si celebrarono i millenovecento anni del martirio di Sant’Oronzo.

 

 

 

Fu un anniversario, senza dubbio, importantissimo ma, in un’epoca come quella, tanto caratterizzata dalla “contestazione generale”, anche la figura del patrono iniziava a farne un po’ le spese. Proprio a partire da allora infatti, almeno a Lecce, la devozione verso il martire scivolò in una lunga stagione invernale. Nei decenni successivi il culto procedette piuttosto per inerzia. Il ricordo dei miracoli che legavano il santo alla storia cittadina (a parte per i circoli di studiosi ed appassionati) cadde nel dimenticatoio. L’immagine del primo cristiano di Puglia cominciò a non essere più trasmessa ed a risultare anche piuttosto estranea alle nuove generazioni di leccesi. Ma, si sa, come in natura, così nelle realtà spirituali, un padre non può mai dimenticare i suoi figli.

In tale prospettiva, il Giubileo Oronziano Leccese si configura come un evento di grande rilievo. Attraverso l’assenso della Sede Apostolica alla richiesta dell’arcivescovo Michele Seccia, è come se il santo avesse dato un forte segno della propria presenza. Oronzo, l’antico fondatore della Lecce cristiana, capace di spargere, con i compagni, il proprio sangue per il Nazareno, è vivo più che mai. E desidera che i suoi lontani discendenti che, dopo due millenni, hanno ricevuto la medesima fede, tornino a conoscerlo, a sentirlo di nuovo familiare, a proclamarsi orgogliosi di essere frutto del suo seme.

Sono stati questi i sentimenti più autentici che hanno caratterizzato la solenne cerimonia di apertura della Porta Santa della cattedrale (

). La seconda, attraverso la quale si potrà ottenere l’indulgenza giubilare, dopo quella del santuario fuori le mura. A presiedere il rito – che ha visto la partecipazione del card. Salvatore De Giorgi, di mons. Cristoforo Palmieri e di numerosi sacerdoti – l’arcivescovo Michele Seccia.

Aprite la porta della giustizia, entreremo a rendere grazie al Signore. È questa la porta del Signore, per essa entriamo per ottenere misericordia e perdono“. Queste le intense parole, proclamate della liturgia, che hanno contraddistinto il momento in cui, ruotando sui cardini, i battenti si sono schiusi. La via di perdono, salvezza e riconciliazione con il cielo è stata dunque aperta. Oronzo attende ora i suoi figli per portarli a Cristo.    

         

Racconto per immagini di Arturo Caprioli.       

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