XXII – L’ANTICHITA’ DEL CULTO

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Da un articolo pubblicato dal settimanale L’ORDINE di Lecce, in data 23 agosto 1929, stralcio alcune notizie relative all’antichità del culto verso il primo martire del Salento Sant’Oronzo, notizie inoppugnabili perché debitamente documentate.

L’articolo pubblicato è a firma dell’esimio Padre A. Primaldo Coco O.F.M., studioso accurato e storico preciso, pienamente attendibile.

Uno dei primi documenti che riferiscono di S. Oronzo, è pure pubblicato dall’avv. Nicola Bodini, nel primo volume di “Documenti sul Demanio di Lecce”. Il documento è il più noto e consiste in un diploma del 1181, con cui Tancredi, Conte di Lecce e Re di Sicilia, dona il Casale di Aurio presso Surbo al Monastero dei Padri Olivetani dei Santi Niccolò e Cataldo. Nel segnare i confini, è citata una “viam quae vadit ad Sanctum Orontium” che va a terminare, verso levante, nell’altra detta allora – come oggi – delle “Quattro Finite”.

Un altro documento più antico risale al 1082 e fu pubblicato nella “Storia di San Pietro in Revagna”. Con questo documento il Duca Roberto Caracciolo cedette al Monastero di San Lorenzo d’Aversa la “Ecclesiam S. Orontii de Taranto”. E’ chiaro che il culto al Santo Protettore di Lecce era diffuso, nel medio evo, in Taranto, dove aveva una chiesa officiata dai Padri Benedettini.

Da un altro diploma, con cui Costanza Imperatrice dona allo stesso monastero d’Aversa un podere fuori le mura della città di Taranto, diploma conservato nel “Monumenta Regni Neapolini Archivi” (VI, pag. 3 del 1115), rilevasi dove era la detta Chiesa di S. Oronzo: Ab oriente ortus praefati S. Oroncii, ab occidente ager a civitatis, a borea via pubblica, ab australi parte est magnum mare”. P. Primaldo Coco colloca la chiesa nelle vicinanze dell’attuale porto mercantile, e sostiene che fosse dotata di beni e di certa importanza.

Egli riporta per intero nell’originale latino il testo del diploma datata “Anno dominice Incarnationis MillesimocentonoQuintodecimo.Mense Martio.Indictione octava”; e così sottoscritto: + Costantia. + Signus manus domini Boamundi. + Signus manus hugonis tabalocta. + Signus manus saffridi dapifer. + Kconstantinos ostrategos tacstis”.

I sopra citati documenti sono una certezza che apre squarci sicuri su di una storia ancora da esplorare: la loro antichità inoppugnabilmente documentata rafforza la tradizione che è anch’essa fonte e criterio di certezza.

Ecco il testo dell’articolo pubblicato de L’ORDINE.

Alla pagina 20, l’attenzione è stata subito attirata dal suadente titolo:

≪De SS. Iusto, Orontio et Fortunato MM:

Lycii in Provincia Hydruntina Italiae Commentarius Hostoricus≫.

Il prezioso ed inedito manoscritto, redatto in lingua classica latina, nei primi del secolo XVII, illustra, con parole per noi lusinghiere, la città di Lecce, che per la cultura e la saggezza dei suoi uomini illustri e per il numero dei suoi abitanti, era nei tempi andati, dopo la città di Napoli, la più importante:

Aletium urbs alias Salentinorum, seu Messapiae, Lecce nunc, in Provincia Hydruntina, cuius Caput est, ampia et probe culta, ita ut alias Regni Neapolitani Urbes incolarum numero longe superet, excepta Neapoli sola, Episcopalis est, ecc….

Il manoscritto riporta senz’altro ciò che Alberto Leandro ha detto dei nostri Santi Protettori, nella sua: Descriptio Italiae in Mediterranea Salentinorum Edizione dell’anno 1566, in Colonia Agrippina (Germania).

≪Tres porro hosce Sanctos Martyres, tamquam Tutelares, atque insignes Patronos colit laudata Urbs Lyciensis, Equorum numero saepiùs sibi beneficum ac propitium experta est S. Orontium, etc.

Traduco per comodo:

La sullodata città di Lecce onora poi questi tre Santi Martiri, come Tutelari ed insigni Patroni. In modo particolare ha esperimentato le spesse volte il benefico e propizio patrocinio di S. Oronzo, per la infinita moltitudine dei suoi miracoli e dei suoi favori celesti…

cumulatissima miraculorum ad donorum coelestium multitudine.

Siamo dolenti di non poter trascrivere nel suo testo originale l’intero Commentarius Historicus; e ci limitiamo quindi di riportarne per summa capita i tratti principali, sicuri di fare cosa grata ai nostri lettori.

A pagina 24 è detto testualmente:

Constat ab immemorabili tempore, primo, hos tres Sanctos in eadem Civitate, imo Iustum et Orontium etiam in Provincia Hidruntina semper pro Sanctis habitos esse, et tales fuisse vocatos≫.

Egli è certo che da tempo immemorabile questi tre Santi nella città di Lecce, e Giusto e Oronzo anche in Terra d’Otranto, furono sempre ritenuti come Santi, e come tali furono sempre invocati.

Et immemorabilem traditionem esse:

e la più salda tradizione ci fa sapere che Giusto inviato dall’Apostolo Paolo, che si trovava in Corinto, a Roma approdò nei nostri mari, e fu ospite di Oronzo, che fu convertito alla Fede Cattolica assieme a Fortunato ed ai suoi famigliari.

Espletata la sua missione in Roma, Giusto ritornò nella sua città; ed amministrato il Battesimo ai moltissimi già catechizzati da Oronzo, assieme a questi ed a Fortunato, si portarono a Corinto, e quivi dalle mani dell’Apostolo Paolo, Oronzo fu consacrato primo Vescovo di Lecce. Lo stesso Giusto fu dato compagno ad Oronzo nella predicazione del Vangelo, e ritornarono in Lecce, e propagarono la Fede in tutta la Giapigia.

Finalmente durante la persecuzione Neroniana, il 26 agosto, quarta Domenica del mese, dell’anno 68, dopo aver sostenuto atroci tormenti, Giusto ed Oronzo ricevettero la palma del martirio, Fortunato successe ad Oronzo nell’Episcopato, e subì anch’egli il martirio.