XXV – IL MARTIRIO DEI CRISTIANI

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“Il martirio è la suprema testimonianza della fede: il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla Carità… Affronta la morte con un atto di fortezza” (Catechismo della Chiesa Cattolica).

Il cristiano che vuol essere “fedele” si ispira a Gesù “Figlio di Dio, che avendo manifestato la sua carità dando per noi la sua vita, nessuno ha più grande amore di colui che dà la vita per Lui e per i suoi fratelli” (Concilio Vat. II): il cristiano si ispira a Gesù e da Gesù prende la forza per testimoniare il Vangelo della Vita, della Salvezza.

“Già dai primi tempi, alcuni cristiani sono stati chiamati e lo saranno sempre, a rendere questa massima testimonianza d’amore”: la storia ne consegna alla “memoria” dei cristiani a migliaia e migliaia lungo i secoli fino al nostro oggi che si tinge spesso del sangue di chi si professa e si dimostra apostolo intrepido della libertà, della verità, della giustizia secondo la rivelazione evangelica.

Il martirio è implicito alla missione salvifica della Chiesa. “Poiché questa missione continua sviluppando nel corso della storia la missione di Cristo, inviato a portare la Buona Novella ai poveri, è necessario che la Chiesa sempre sotto l’influsso dello Spirito di Cristo, segua la sua stessa strada, cioè, la strada della povertà, dell’obbedienza, del servizio e del sacrificio fino alla morte, da cui poi, risorgendo vittorioso, Gesù uscì, vincitore. Proprio con questa speranza procedettero tutti gli Apostoli, che molto tribolando e soffrendo completarono quanto mancava ai patimenti di Cristo a vantaggio del suo corpo, cioè, della Chiesa. E spesso anche il sangue dei cristiani fu seme fecondo” (CV II). Difatti è stato, è fecondo il sacrificio della vita: già Tertulliano scriveva: “Diventiamo più numerosi tutte le volte che siamo mietuti: è un seme il sangue dei cristiani”.

La storia della Chiesa e della evangelizzazione corre sul binario “della testimonianza di una fede viva e matura, data con prova sublime da moltissimi martiri. Con la più grande cura la Chiesa ha raccolto i ricordi di coloro che, per testimoniare la fede, sono giunti fino alla fine. Si tratta degli Atti dei Martiri. Costituiscono gli Archivi della Verità scritti a Lettere di sangue” (c.s.).

La storia cristiana della Chiesa di Lecce e del Salento ha le sue prime pagine scritte a caratteri del sangue dei primi evangelizzatori Oronzo, Giusto e Fortunato.

La loro “memoria” che è celebrata in maniera solenne annualmente, ribadisce la verità seguente: “il ricordo del giusto dura per sempre” e Lecce ne verifica la perennità: “Dentro le tue mura, – risplendenti di luce, – si radunano in festa – gli amici del Signore: – pietre vive e preziose, – scolpite dallo Spirito – con la croce e il martirio – per la città dei Santi” (Breviario).

Ricordiamo, veneriamo, imitiamo i nostri insigni patroni, che “a imitazione di Cristo hanno reso gloria a Dio Padre ed hanno testimoniato con il sangue i suoi prodigi” (Messale).

“Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi santi” (Salmo): preziosa davanti a noi, preziosa davanti a Colui per il cui Nome è avvenuta” (Sant’Agostino): preziosità imperitura, perché fatta Grazia di “geste gloriose”.